Attacchi di panico
Gli attacchi di panico (detti anche crisi di panico) sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Arriva come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente ed è questo il motivo per cui le persone ne sono tanto spaventate. La realtà, invece, è diversa: l’attacco di panico ha sempre un fattore scatenante, anche quando non si è in grado di riconoscerlo come tale, come si vedrà meglio in terapia.
Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti, si parla di “Disturbo di panico”.
In questo caso gli attacchi di panico ripetuti influenzano l’intera esistenza del paziente, che manifesta una preoccupazione persistente non solo di avere un’altra crisi di panico, ma anche delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi sulla sua vita e sul suo funzionamento e sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento. Questa preoccupazione deve avere durata superiore a un mese.
L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del panico. Costringe spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. Ne consegue un senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere “grande e grosso” ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria.
TIPI DI ATTACCHI DI PANICO
Di solito gli attacchi sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo:
- il matrimonio o la convivenza
- la separazione
- la perdita o la malattia di una persona significativa
- l’essere vittima di una qualche forma di violenza
- problemi finanziari e lavorativi
I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.
Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee anomale. Queste possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare attacchi di panico.
Quali sono i sintomi?
I sintomi tipici degli attacchi di panico sono:
- Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
- Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
- Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
- Tremori fini o a grandi scosse
- Sudorazione
- Sensazione di soffocamento
- Dolore o fastidio al petto
- Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
- Brividi
- Vampate di calore
- Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
- Nausea o disturbi addominali
- Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
Non tutti i sintomi sono necessari perché si tratti di un attacco di panico. Vi sono molti attacchi caratterizzati solo o in particolare da alcuni di questi sintomi. La frequenza e la gravità dei sintomi varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze.
Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti, magari con sintomi meno intensi (per es., quotidianamente per una settimana). Queste sono intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es., due ogni mese) per molti anni.
Vi sono anche i cosiddetti attacchi paucisintomatici, molto comuni negli individui con Disturbo di Panico, che sono degli attacchi in cui si manifestano soltanto una parte dei sintomi del panico, senza esplodere in un vero attacco. La maggior parte degli individui con sintomi paucisintomatici, tuttavia, hanno avuto attacchi di panico completi, con tutti i sintomi classici, in qualche momento nel corso del disturbo.
Come si curano?
Nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia e dei disturbi d’ansia in generale, la forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace è quella “cognitivo-comportamentale“.
Si tratta di una psicoterapia relativamente breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema. Insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali alla cura degli attacchi di panico. Ciò nell’intento di spezzare i circoli viziosi del disturbo.
Per panico e agorafobia, una cura a base di terapia cognitivo comportamentale è altamente raccomandabile e di prima scelta.
Tecniche cognitive
Nella terapia si utilizzano strategie verbali volte a modificare i pensieri catastrofici automatici (es., mi verrà un infarto, sverrò, ecc.). Questo fa si che col tempo la persona impari a non aver paura delle sensazioni fisiche di ansia. Non avendone paura, imparando a conviverci semplicemente aspettando che passino, si evita l’escalation di ansia che porta al panico.
Tecniche comportamentali
Alle strategie verbali si associano tecniche volte a modificare i comportamenti problematici che mantengono il disturbo. In primis occorre contrastare gradualmente la tendenza ad evitare le situazioni temute (cioè quelle da cui non c’è immediata via di fuga). Serve inoltre aiutare il soggetto ad esporsi alle sensazioni fisiche che lo allarmano (es. tachicardia) attraverso esercizi in seduta e la ripresa di attività che vengono evitate. Ad esempio, si accompagna il paziente in un percorso in cui prendere un caffè, salire le scale di corsa, praticare sport, ecc., devono tornare a far parte della sua vita. Infine è necessario abbandonare gradualmente i cosiddetti “comportamenti protettivi”, che danno illusoria sicurezza. Prima di tutto il farsi accompagnare da altri, ma anche il portarsi dietro le gocce di ansiolitico, la bottiglietta d’acqua o il cellulare.
Tecniche esperienziali
Infine possono essere utili tecniche di rilassamento e sopratutto strategie che aumentino la capacità del soggetto di accettare le emozioni negative. In particolare la meditazione mindfulness e le tecniche esperienziali tipiche della Acceptance and Commitment Therapy (ACT)
Le mie competenze
Laureata con lode in Psicologia dei processi cognitivi
Riabilitazione psichiatrica
Training Intensivo DBT
Titolo di Psicoterapeuta Cognitivo – Comportamentale
Skills training
Titolo di terapeuta EMDR
Master biennale in Psicodiagnostica
Volontaria all'UOSD DCA dell’ASL Roma1
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